A volte mi domando se veramente il lettore medio abbia o no il senso della lettura d'evasione e si interessi in qualche modo alla trama o ai personaggi, piuttosto che ai retroscena dello scrittore, alla sua vita privata.
Dico questo in virtù di un paio di aneddoti, nati attorno allo sviluppo di questo ultimo mio lavoro e a qualche affermazione che ho raccolto in seguito a una mia affermazione circa il legame autobiografico di alcuni passaggi, in questo noir sempre più intricato e sofferto.
Le persone hanno subito mostrato fin troppo interesse a questi dettagli, come se per uno scrittore non fosse più che normale inserire le proprie sensazioni, il proprio vissuto, nelle sue narrazioni. E' però questo gusto del pettegolezzo che proprio non gradisco: cosa importa quel che è il mio vissuto, rispetto a ciò che narro, ai personaggi che immagino, alla morale che in fondo in ogni storia deve emergere. In fondo mi ritrovo a lottare sempre con questo provincialismo diffuso, oppure diventarne schiavo, per il gusto del successo? Credo che non cadrò in questa rete, almeno, non questa volta...
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