Dedicare del tempo a tuo figlio, anche attraverso un gioco di carte, credo sia il modo più bello per attraversare il cammino della vita di un uomo, di un padre.
Il gioco in sé non è che un pretesto, un grimaldello che permette di aprire la serratura di una porta che troppo spesso rischia di restare chiusa, nei silenzi, nell'incomunicabilità di due generazioni distinte e sempre più spesso così distanti da risultare inarrivabili.
Ricordo ancora che le poche parole scambiate con mio padre si consumarono quasi tutte sul letto d'ospedale in cui lentamente si stava spegnendo. Forse quel fantasma, quella totale incomprensione, mi ha portato a fare una scelta di vita diversa, cercando, per quanto possibile, di essere presente, sia come genitore, che come compagno di giochi. Un impresa ardua certo, ma le cose importanti si sa, vanno sudate.
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