Ogni tanto ho il piacere di leggere e recensire qualche libro di pregio, tra tutti quelli che in un modo o nell'altro, arpiono e smaltisco nella fatica delle notti insonni. Questa volta l'occhio stanco è caduto tra le pagine di questo nuovo lavoro di uno degli scrittori che più ho seguito nel tempo e che continuo ad apprezzare sempre di più. Si nota già dalle prime pagine la sua evoluzione linguistica, che riesce comunque a mantenere quella forza evocativa, nelle immagini dei paesaggi, nei volti dei suoi protagonisti e nella guerra, vera protagonista di questo testo, più che nelle precedenti occasioni.
Una bestia famelica, spietata, mossa da una fame indicibile, che non trova mai sazietà, alimentata più che dall'odio, dalla cupidigia, vera molla, almeno in questa occasione, tra le genti del Caucaso, così sapientemente descritte in queste pagine.
Non ho mai la pretesa di consigliare a nessuno una lettura in particolare o un autore per partito preso, però posso dirmi soddisfatto di questa storia, del suo autore e del messaggio di fondo che risiede tra le parole, mai banali, di questo romanzo.
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