In
questi giorni assisto al racconto, piuttosto infastidito, di un'amica
che sta tentando di organizzare un workshop presso un'associazione di
quartiere, soffermandomi sul livello che ormai versa il pensiero
collettivo.
Gli
eventi in programma sono due, legati allo yoga, all'arte e
all'oriente. Il primo si propone di introdurre i partecipanti ai
Mandala, il secondo all'Arte Terapia più in generale. Il primo è
molto simile al secondo per tematiche, costi e contenuti, ma
nonostante questo, non viene considerato come dovrebbe. Il motivo è
presto detto, al secondo, grazie alla collaborazione di un ristorante
indiano, è abbinato uno sconto per l'apericena, organizzato a
conclusione della serata.
Nonostante
le segnalazioni del ristoratore e dell'organizzatrice del corso,
molti stanno pure cercando di bypassare il corso pur di beccarsi
l'agognato sconto, peraltro risibile.
Allora
la domanda sorge spontanea: Che senso ha proporre una qualsivoglia
attività, se alla fine il pubblico si interessa solo a riempirsi lo
stomaco a basso prezzo?
Con
questa domanda, dal sapore l'amaro, vi lascio e mi ritiro sgomento...
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