martedì 12 luglio 2016

Quella strana sensazione...

A volte capita, inaspettatamente, di ripercorrere le sensazioni del proprio passato, quando si cerca di descrivere, per voce dei propri personaggi determinati momenti, eventi o anche semplici fatti della vita. Le tue creazioni si trasformano in propaggini del tuo io, una proiezione, più o meno distorta, del tuo vissuto. Come non sfruttare quindi, per un noir intriso di sangue e violenza, i miei ricordi al poligono di tiro, durante il mio periodo trascorso al servizio di leva?
Inquadrato ben presto come graduato mi ritrovai in diverse occasioni al poligono di tiro a sparare con diverse armi, in particolare con la pistola d'ordinanza dell'epoca, una Beretta 1934, una calibro 9 corto, con caricatore a sette colpi, dalle prestazioni non certo esaltanti.
Eppure quell'arma dall'aspetto e dal peso insignificante, mi aveva dato una sensazione ben diversa rispetto ai fucili, come il Fal o il Garand e persino dal mitragliatore MG42 utilizzato nelle precedenti esercitazioni.
Il fatto di sparare a un bersaglio relativamente vicino, con un oggetto piccolo, ma nondimeno letale, faceva percepire sensazioni contrastanti. La figura umana, rappresentata dalla sagoma, ricordava fin troppo bene, lo scopo delle sessioni di tiro: addestrarsi ad uccidere qualcuno.
In tempo di pace un'affermazione del genere può far sorridere, ma credetemi, maneggiare un'arma e rivolgerla, con convinzione, verso un bersaglio con l'intento di colpire la testa o il busto, con chiara indicazione di colpire i punti vitali, non è cosa da poco per chi è contrario alla violenza.
Figurarsi se poi tali esperienze le devo indurre, nella mente e nelle mani, di un pazzo furioso?

Come minimo, si gratificherà, a dismisura...

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