Il caldo era opprimente, torrido e l'asfalto all'orizzonte
sfavillava, tanto il sole si era incaponito ad incendiarlo. Con la
bicicletta, pestando con i pedali con un forsennato, sudando e
sbuffando come stessi per raggiungere la cima Coppi, cercavo di
raggiungere il vicino oratorio, cercando di trovare svago in quelle
vacanze estive piene solo di litigi e miserie familiari.
Un cartellone sbiadito mostrava il programma all'ingresso
dell'enorme passo carraio, in cui spiccava una fotocopia di una
locandina cinematografica.
Verso le 15 avrebbero proiettato, nella piccola sala salesiana un
western all'italiana: Lo chiamavano Trinità.
Non fu difficile trovare posto in quella domenica in cui tutti
erano al mare o ai monti e, curioso nei miei sette anni avidi di
domande, mi accomodai tra le prime file, godendomi ogni singolo
fotogramma, ridendo delle scazzottate e delle battute.
Amai subito i protagonisti, sopratutto l'omone burbero di nome
Bambino, che mal sopportava il dispettoso fratello Trinità.
Quanto avrei voluto avere un fratello così, forte e paziente,
pronto a difendermi dai bulli e dalle difficoltà che la vita troppo
presto mi aveva fatto scoprire.
Ora quel fratello immaginario non c'è più e già so che mi
mancherà moltissimo...
Addio Bud, sarai sempre nei miei ricordi di bambino.
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