Nel grigiore di una domenica pomeriggio invernale, ho avuto modo di vedere l'ultimo lavoro del regista Luc Besson: Valerian e la città dei mille pianeti.
Basato sul fumetto francese Valerian (Valérian et Laureline), una pietra miliare di genere, è il tentativo di rendere sul grande schermo un capolavoro degli anni sessanta, che ha rivoluzionato il modo di vedere la fantascienza in quegli anni.
Il tentativo del regista è quello di far immergere lo spettatore in un universo colorato, complesso, in un tripudio di razze e di civiltà, in una realtà multidimensionale barocca, dove i protagonisti si muovono frenetici, senza però lasciare il tempo di comprenderne appieno la bellezza.
Tutto risulta troppo veloce e lineare da riuscire ad appassionarsi ai suoi protagonisti e salvo alcune eccezioni estemporanee, la trama e il finale ti lasciano un po' di amaro in bocca. E' tutto troppo prevedibile e semplicistico per riuscire ad essere appagati dal risultato finale. Il film fosse uscito subito dopo Quinto elemento, come era nelle intenzioni iniziali del regista, forse si sarebbe ottenuto un risultato più in linea con le aspettative. Ora ci si ritrova con un sogno a metà, in cui la sola bellezza degli scenari non basta più per appagare lo spettatore.
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