Quest'oggi è uscito sulla Stampa di Torino un articolo dello scrittore Culicchia, che in qualche modo si sente di rivalutare la sua città, con l'occhio rivolto al nuovo corso 'post olimpico' che, a dir suo, ha cambiato, in meglio, molti aspetti di questa metropoli.
Da semplice provinciale quale io sono, abituato a un clima piuttosto diverso, lontano ancora da questa città, che non percepisco ancora del tutto mia, non mi sento di condividere in toto il suo discorso.
Forse perché non mi limito a osservarla con gli occhi disincantati del turista, o con chi la riscopre nei suoi monumenti e negli splendidi musei, l'enorme patrimonio troppo spesso dimenticato. Guardo oltre, tra le pieghe dei palazzi anni '50, tra le aree ormai dismesse del MOI, tra i vicoli di Corso Giulio Cesare o, più in generale, nella periferia, dove osservo e annoto di questa umanità che vive nell'ombra, come i miei personaggi, schiacciati troppo spesso dallo smog e dai guai. Certo, Torino è bella, anzi meravigliosa, ma preferisco pensarla come è in realtà, una grande città, tra luci ed ombre.
Nessun commento:
Posta un commento