lunedì 19 marzo 2012

Scrivere fantascienza - E perché mai?

Durante tutti questi anni in cui mi sono cimentato direttamente nella scrittura di testi e trame, mi è stata posta più volte questa domanda, tanto da farmi sorgere qualche dubbio sulla bontà di una scelta di 'genere' come quella intrapresa finora.
 È vero che l'ultimo mio manoscritto non ha nulla di assimilabile a questo tipo di ambientazioni, ma sommando tutti gli sforzi profusi verso la direzione del fantascientifico, direi che sono maledettamente immerso in questo abisso letterario a prima vista poco produttivo. Potrei anche abbandonare in certo tipo di trame e dedicarmi ad altro, per carità. Ma come potrei proseguire nel mio intento, nella mia analisi senza filtri di quella società moderna, così veloce e sfuggente che tanto mi affascina. Come potrei sfruttarne i guasti per immaginare, spaziare verso lidi altrimenti preclusi e denunciare ciò che mi spaventa, ciò che temo per me e soprattutto per le generazioni future?
Questo tipo di analisi asettica è il punto di partenza per questa scelta di genere, per poter denunciare a mio modo gli errori, le storture che l'umanità perpetra ogni giorno, verso sé stessa e verso la propria dimora che è la Terra su cui viviamo. Non ci può essere altra giustificazione per me, per ostinarmi a scrivere in un contesto di nicchia, se non quella di narrare ciò che sento e lanciare un sasso verso lo stagno del futuro.

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